Il Talmud scrive nel trattato Shabbat 119a : « Così come tutti dobbiamo apparecchiare la tavola il Venerdi sera, anche per mangiare un solo kazaït (27g di cibo), così bisogna farlo il Sabato sera » dunque con tovaglia e posate più belle di quelle settimanali, ognuno secondo i suoi mezzi.

La cosa di cui posso andar fiero ? Lascerò Questo Mondo avendo recitato il Birkat Hamazon a tutti i pasti dello Shabbat
– Rabbi Shimon Bar Yo’haï, autore dello Zohar
Anche se da vari anni l’Europa ha vissuto delle crisi economiche, questa generazione non ha mai mancato di pane e forse ci è difficile capire quale Benedizione rappresenti l’abbondanza del cibo in tavola. Per noi ebrei, una delle preghiere più importanti assieme al Kaddish, allo Shema Israel ed alla Amidah-Shemone Essre, è senza dubbio il Birkat Hamazon La Benedizione sul Pane.
Rigraziare per il Cibo

Nell’Ebraismo, D-I-O è considerato Maschile e Femminile, il Padre e La Presenza Divina: recitando il Birkat Hamazon è come se ringraziassimo La Mamma che ha avuto cura di fornirci il cibo in Tavola. Bisogna però ricordare che per noi ebrei, Il Padre è anche Re: Avinu Malkeinu
Riaccompagnare il Re verso Casa

Il Nostro Maestro ‘HIDA z’’l NB: Rabbino a Gerusalemme, Grande Rabbino a Il Cairo ed infine a Livorno insegna che bisogna far molta attenzione al 4* pasto e, mentre si mangia, di avere la kavanah , di« riaccompagnare lo Shabbat » portando così la Benedizione su tutti i pasti della settimana. Talmud Pessa’him 103a paragona il gesto al riaccompagnare un Re al termine di un incontro.
Un giorno il Gaon de Vilna si ammalò un Sabato sera vomitando e quindi senza poter mangiare. Quando si sentì meglio, nel mezzo della notte chiese alla sua famiglia di verificare se fosse giunta l’Alba… Se non fosse giunta, di portargli in Kazaït (27g) de pane con un cucchiaio di brodo affinché posse compiere la Mitzva del 4* pasto.

Quando di ammaló il Gaon di Vilna
Il Rabbino Yossef H’aïm z.t.l dice che l’importanza del 4* pasto è così grande che il merito risparmia dalle sofferenze del « H’iboutt Ha-Kéver » (quando l’anima lascia il corpo)
– Ben Ish ‘Haï